mercoledì 19 settembre 2018

MURK - ALL IS LOST







Line up: Lorenzo "Lore" Bellia (Vocal, all instruments)






“All is lost” e’ il secondo full lenght della band fiorentina Murk, datato
addirittura 2009.
Questo progetto e’ uno dei piu’ particolari in cui mi sia mai
imbattuta. Particolare perche’ stravolge tutte le regole e tutti i cliche’ del
mondo metal underground, pur rimanendo totalmente all’interno di esso.
Il primo dettaglio da sottolineare e’ che si tratta di una one man band:
in genere esse rappresentano un fenomeno che in questo panorama
esiste, ma il concetto della band, rimane comunque l’opzione piu’
ovvia.
Ho sempre avuto una certa attrazione per questo tipo di lavori, piu' solitari:
possono vantare una certa indipendenza artistica e contengono
una dose espressiva piu’ rilevante.
All’interno del mondo metal i “progetti solisti” mi hanno sempre
dato la sensazione di una certa avversione per la socialita’.
Affermando questo si puo’ dire che Murk sa’ veramente di misantropia,
ma questo non rappresenta poi tutto questo male, se si riflette sul
fatto che l’artista e’ un po’ per natura isolato dal mondo, se no
non riuscirebbe a creare.
L’autore di questo progetto e’  Lorenzo “Lore” Bellia, musicista fiorentino
originario di Sampieri (Sicilia), che potrei definire il perfetto esempio di
musicista da cantina (con cantina possiamo definire sia il suo antro
creativo situato nel centro di Firenze, che ho avuto modo di visitare,
sia lo spazio piu’ meno inconscio da dove proviene cio’ che produce).
La sua seconda importante particolarita’ di e’ proprio
il tipo di musica che viene proposta: trarre una definizione esatta
del genere e’ abbastanza difficile, ma e’ evidente che non c’e’  da
parte dell’artista una ricerca di questo tipo.




Quando chiesi proprio a Lore come avrebbe definito questo suo
disco, fu proprio questa la sua risposta:

“Rock metal marcio” e commento’ pure dicendo “A che genere
possa appartenere la mia musica? Non so come lo definirei, non
ci ho mai pensato sinceramente”.

Non c’e’ nulla di eccentrico in quest’affermazione, io ci trovo
soltanto una tendenza ad abbracciare un concetto della musica piu’
naturale, piu’ vero: sicuramente tipico della
musica cosiddetta “marcia”. Non e' un caso che sui flyer dei
live, Murk viene proprio descritto proprio come “Total metal’.

E’ comunque compito dei recensori affibbiare ad ogni disco un
genere, o almeno provarci, e non manchero’ di certo a
questo impegno.

Se dovessi dare io una definizione di questa musica direi che siamo di fronte ad
un esperimento, o meglio, di fronte a qualcosa che odia le etichette ma che non
si limita ad evitare queste ultime: tecnicamente parlando, questo “All is lost”
e’ un ibrido, cioe' un rock composto per lo piu’ da grossi elementi di
Black Metal (in riferimento a gruppi della prima ondata, come Celtic Frost e
Hellhammer) con forti influenze old school, Motorhead per dirla tutta.
Sono soprattutto  queste ultime a dare un tono di spicco alla musica di Murk,
tanto che all’inizio io lo avrei quasi definito un mix proprio tra Black metal e Punk,
sonorita’ a cui appunto i Motorhead si ispirano molto.
Questo connubio puo’ sembrare abbastanza bizzarro, anche se riesce
abbastanza ben riuscito: l’effetto che ne viene fuori sono i suoni sinistri
dell’ “heavy metal nero” mescolati (o meglio “incollati” perche’ il passaggio
da un’influenza all’altra si sente nettamente, spesso, durante l’ascolto)
a quelli piu’ trascinati e scorrevoli dello stile Motorhead, che abbandona qui
la spensieratezza del Rock’n roll per abbracciare quella piu’ ansiosa e
nichilista del Punk.


Il disco inizio con il marcio ruggito di “Abuse of Nothingness”, pezzo
decisamente dinamico, per seguire con il secondo brano “Vision of Death”,
contrassegnato da riff di chitarra
lunghissimi, prolungati all’infinito, ma che io desidero non finiscano mai
(amo quest’effetto), seguono “in the sign of the Atom”
(aggressivissima), “The farce goes on”, “the wait” (Ansiolitica) “All is lost”
(velocissima, sin dall’inizio).
E’ con il settimo brano “Erased” che sentiamo forte l'influenza Motorhead,
i riff di chitarra si protraggono in un ritmo che sembra trascinare
con insistenza l’ascoltatore.
Questo e' uno dei momenti del disco che preferisco avendo
un’attitudine per la melodia (Strano che mi piaccia il metal estremo,
ma e’ di paradossi che e’ fatta la vita). Il brano ottavo “Mortality”e’ invece
molto piu’ Black, a cominciare dalla voce in streaming e dal suono
della chitarra.
Lavoro interessante e marcio al punto giusto.