mercoledì 19 settembre 2018

MURK - ALL IS LOST







Line up: Lorenzo "Lore" Bellia (Vocal, all instruments)






“All is lost” e’ il secondo full lenght della band fiorentina Murk, datato
addirittura 2009.
Questo progetto e’ uno dei piu’ particolari in cui mi sia mai
imbattuta. Particolare perche’ stravolge tutte le regole e tutti i cliche’ del
mondo metal underground, pur rimanendo totalmente all’interno di esso.
Il primo dettaglio da sottolineare e’ che si tratta di una one man band:
in genere esse rappresentano un fenomeno che in questo panorama
esiste, ma il concetto della band, rimane comunque l’opzione piu’
ovvia.
Ho sempre avuto una certa attrazione per questo tipo di lavori, piu' solitari:
possono vantare una certa indipendenza artistica e contengono
una dose espressiva piu’ rilevante.
All’interno del mondo metal i “progetti solisti” mi hanno sempre
dato la sensazione di una certa avversione per la socialita’.
Affermando questo si puo’ dire che Murk sa’ veramente di misantropia,
ma questo non rappresenta poi tutto questo male, se si riflette sul
fatto che l’artista e’ un po’ per natura isolato dal mondo, se no
non riuscirebbe a creare.
L’autore di questo progetto e’  Lorenzo “Lore” Bellia, musicista fiorentino
originario di Sampieri (Sicilia), che potrei definire il perfetto esempio di
musicista da cantina (con cantina possiamo definire sia il suo antro
creativo situato nel centro di Firenze, che ho avuto modo di visitare,
sia lo spazio piu’ meno inconscio da dove proviene cio’ che produce).
La sua seconda importante particolarita’ di e’ proprio
il tipo di musica che viene proposta: trarre una definizione esatta
del genere e’ abbastanza difficile, ma e’ evidente che non c’e’  da
parte dell’artista una ricerca di questo tipo.




Quando chiesi proprio a Lore come avrebbe definito questo suo
disco, fu proprio questa la sua risposta:

“Rock metal marcio” e commento’ pure dicendo “A che genere
possa appartenere la mia musica? Non so come lo definirei, non
ci ho mai pensato sinceramente”.

Non c’e’ nulla di eccentrico in quest’affermazione, io ci trovo
soltanto una tendenza ad abbracciare un concetto della musica piu’
naturale, piu’ vero: sicuramente tipico della
musica cosiddetta “marcia”. Non e' un caso che sui flyer dei
live, Murk viene proprio descritto proprio come “Total metal’.

E’ comunque compito dei recensori affibbiare ad ogni disco un
genere, o almeno provarci, e non manchero’ di certo a
questo impegno.

Se dovessi dare io una definizione di questa musica direi che siamo di fronte ad
un esperimento, o meglio, di fronte a qualcosa che odia le etichette ma che non
si limita ad evitare queste ultime: tecnicamente parlando, questo “All is lost”
e’ un ibrido, cioe' un rock composto per lo piu’ da grossi elementi di
Black Metal (in riferimento a gruppi della prima ondata, come Celtic Frost e
Hellhammer) con forti influenze old school, Motorhead per dirla tutta.
Sono soprattutto  queste ultime a dare un tono di spicco alla musica di Murk,
tanto che all’inizio io lo avrei quasi definito un mix proprio tra Black metal e Punk,
sonorita’ a cui appunto i Motorhead si ispirano molto.
Questo connubio puo’ sembrare abbastanza bizzarro, anche se riesce
abbastanza ben riuscito: l’effetto che ne viene fuori sono i suoni sinistri
dell’ “heavy metal nero” mescolati (o meglio “incollati” perche’ il passaggio
da un’influenza all’altra si sente nettamente, spesso, durante l’ascolto)
a quelli piu’ trascinati e scorrevoli dello stile Motorhead, che abbandona qui
la spensieratezza del Rock’n roll per abbracciare quella piu’ ansiosa e
nichilista del Punk.


Il disco inizio con il marcio ruggito di “Abuse of Nothingness”, pezzo
decisamente dinamico, per seguire con il secondo brano “Vision of Death”,
contrassegnato da riff di chitarra
lunghissimi, prolungati all’infinito, ma che io desidero non finiscano mai
(amo quest’effetto), seguono “in the sign of the Atom”
(aggressivissima), “The farce goes on”, “the wait” (Ansiolitica) “All is lost”
(velocissima, sin dall’inizio).
E’ con il settimo brano “Erased” che sentiamo forte l'influenza Motorhead,
i riff di chitarra si protraggono in un ritmo che sembra trascinare
con insistenza l’ascoltatore.
Questo e' uno dei momenti del disco che preferisco avendo
un’attitudine per la melodia (Strano che mi piaccia il metal estremo,
ma e’ di paradossi che e’ fatta la vita). Il brano ottavo “Mortality”e’ invece
molto piu’ Black, a cominciare dalla voce in streaming e dal suono
della chitarra.
Lavoro interessante e marcio al punto giusto.

mercoledì 29 agosto 2018

INTERVISTA AI MASTER



Questa mia intervista ai Master di diversi anni fa ha una lunga storia.

Incominciamo a dire che incontrai per la prima volta Paul Speckman, il frontman, ad un suo concerto al Sonar di Colle Val d'Elsa: era di supporto agli Impaled Nazarene. Per caso finii sul tour bus con un mio amico: lui era li in mutande, stava bevendo una birra, fece un gargarisma e sputo' sul suo sacco a pelo. Mai in tutta la mia vita ho avuto modo di ammirare uno sputo piu' artistico di quello.

A parte questo all'epoca collaboravo con Flash e avevo gia' capito che collaborare in un giornale metal e' veramente una palla: sgomitare con gli altri collaboratori per il privilegio di scrivere un pezzo, beh, mi stava cominciando a dare fastidio (Non a  caso aprii un blog e mi detti all'underground).

Paul Speckman non invio' nessun comunicato in redazione riguardo a questo disco, lo mando' via myspace e io gli risposi "Vorrei intervistarti, ho avuto il piacere di vederti dal vivo". Ero convinta che quando avessi parlato con il mio caporedattore di questo, mi avrebbe direttamente riso in faccia (Lo faceva spesso ed odiava il metal estremo). Non so perche' gliela proposi comunque: idea accolta con entusiasmo "Grandi Master!!".

Ricordo che spedii una copia del giornale a Paul, in Repubblica Ceca. Ricordo che era un uomo di un'ironia assurda, non mi sono mai sbudellata in vita mia con qualcuno in un semplice rapporto via mail :)


mercoledì 28 maggio 2014

INTERVISTA A JOHN KILLER BOB


1- Beh John, credo che si debba incominciare con la fatidica domanda, chi è John Killer Bob ?

Sono entrato in scena nel 1998, in occasione del reunion dei Necrodeath,
 con i quali ho suonato fino al 2008 pubblicando 5 album oltre a antologie, home video ... eccetera. Contemporaneamente, dal 2001 in poi, suono anche nei Cadaveria (altri 4 album pubblicati più uno in fase di registrazione). Inoltre nel 2004 ho pubblicato "La Nueva Alarma" con i Raza de Odio e sono fondatore, insieme a LJ Dusk, del
progetto industrial DyNAbyte, in cui canta Cadaveria, e con il quale ho pubblicato 2 album, "Extreme Mental Piercing" nel 2004 e "2KX" nel 2010. E per non farmi mancare niente nel 2011 ho messo su questo nuovo progetto, i Killers Lodge, in cui, oltre a suonare il basso, canto, o almeno ci provo!

2- Si dice che I Killers Lodge siano nati dalle ceneri dei Raza de Odio, ma il sound è completamente diverso, come anche testi ed argomenti. Insomma I Killers Lodge sono un progetto diverso. Spiegami quest'affermazione quanto e come può essere vera …

I Killers Lodge sono nati dopo lo scioglimento dei Raza de Odio, dopo l'estate del 2011, e alla batteria
 c'è Christo Machete, che è stato l'ultimo batterista dei Raza. Ma il fatto che si fossero sciolti non c'entra nulla con la nascita dei Killers Lodge, probabilmente avrei iniziato questo progetto ugualmente, forse solo un po' più tardi... Dal punto di vista strettamente musicale, i due progetti non hanno praticamente niente in comune: nei Raza de Odio c'era una ricerca a tutti i costi di qualcosa di originale, tentavamo di mischiare generi differenti e trovare nuovi ritmi o nuove soluzioni armoniche. Nei Killers Lodge l'approccio è opposto: non mi frega un cazzo di inventarmi chissà cosa, suono quello che mi viene. Invece forse sui testi c'è
qualche punto di contatto, forse solo in alcuni: sia nei Raza che in alcuni brani dei Killers si parla di oppressione, ribellione, disagio sociale.

3- Perchè la decisione di un sound anni '80, una scelta che poteva rappresentare una sfida perchè riproporre uno stile “vecchio” comporta anche il rischio di essere bollati come ripetitivi,  nostalgici, noiosi o roba del genere … Sfida che avete vinto alla grande, come ?


Perché è quello che mi piace. Naturalmente questo non significa che ciò che ho
 registrato finora non mi piaccia, però nelle altre band c'era un mix dei gusti di tutti i membri, invece qui i pezzi li scrivo solo io, almeno per ora, e quindi quello che è uscito fuori è quello che mi piace fare. Credo che alla fine il disco sia piaciuto semplicemente perché è sincero, oltre al fatto che i pezzi spaccano! Inoltre di recente ho notato che la gente ricerca certe sonorità 80s, e questo è andato a nostro favore.


4- Nel nome della band c'è un chiaro riferimento alla Loggia Nera de “ 
I misteri di Twin Peaks”, come nel tuo nome d'arte John Killer Bob. Come mai questa scelta ?

Volevo a tutti i costi che nel nome del gruppo ci fosse la parola
"killer", come richiamo al mio nome d'arte. Inizialmente ci chiamavamo KillerBob And The Black Lodge, e il riferimento a Twin Peaks era ancora più palese. Però il nome era troppo lungo e non piaceva oppure venivamo semplicemente chiamati KillerBob, inoltre ho scoperto che Black Lodge è un nome abusato, quindi dopo qualche esibizione abbiamo deciso di accorciarlo in Killers Lodge, con un riferimento un po' più velato a Twin Peaks e al mio nome d'arte.

5- Una domanda cretina ma che faccio sempre ai maschi
fans di Twin peaks, secondo te tra le tre affascinanti protagoniste del teelfeilm, Laura Palmer, Audrey Horne e Shelley Johnson chi è la più bella ?

Boh.. nessuna
 corrisponde ai miei "canoni di bellezza" ma se proprio dovessi scegliere direi Audrey Horne. Comunque anche le altre due se me le trovo in letto non scappo!

6- Il gruppo ha optato per autoprodurre il disco “Unnecessary I”, puoi spiegarci il perchè di questa scelta ?

Non mi sono sbattuto più di tanto per cercare un'etichetta,
non sono una persona diplomatica e non mi va di perdere tempo a leccare il culo a destra o sinistra. Comunque ho chiesto a ben due case discografiche: una mi deve rispondere ancora adesso e l'altra mi ha chiesto dei soldi, e siccome da questo punto di vista sono uno all'antica, li ho mandati tutti a cagare e ho fatto da solo.

7- Penso che se avete autoprodotto il disco ti devi però impegnare di più per promuoverlo, come ti muovi in questo senso ?

E' stato uno sbattimento assurdo: ho contattato personalmente più di 200 webzine in tutto il mondo, molte non mi hanno neanche risposto ma tante altre invece si sono dimostrate disponibili, e il 99,9% delle
recensioni sono tra il buono e l'eccellente! Trattandosi di
un' autoproduzione con un budget limitatissimo, non abbiamo stampato promo fisici e qualcuno si è risentito per questo, rifiutandosi di accettare il promo digitale. Non ne capisco la ragione, soprattutto dopo che ho scoperto che praticamente tutti i magazine oltreoceano
accettano SOLO promo digitali, mi sembra un atteggiamento più in linea con i tempi. Per quanto riguarda la distribuzione del disco, invece, è acquistabile solo on-line tramite il nostro sito, Bandcamp o Amazon, sempre venduto direttamente da noi, oppure come di consueto ai concerti, che alla fine è il canale tramite il quale ne
vendiamo di più: normalmente il pubblico rimane talmente folgorato dalle nostre esibizioni che quasi tutti se ne vanno con il CD in mano!


8- Quali sono I progetti futuri riguardo ai Killers Lodge, ho visto che avete già fatto diverse date in Italia ...

Abbiamo fatto un po' di date per promuovere il disco, ora abbiamo una breve
 pausa ma a luglio torniamo sui palchi per qualche festival estivo: Rock Inn Somma, Machete Fest e qualche motoraduno. Dopo l'estate probabilmente, se capiterà l'occasione, faremo ancora qualche serata, e magari se sono ispirato tiriamo giù qualche brano nuovo e penseremo al secondo disco. Ma non abbiamo scadenze o progetti a breve termine, scriviamo canzoni solo se abbiamo l'ispirazione, e vediamo come va...

9- Non solo lo scioglimento dei Raza De Odio, alle tue spalle hai i Necrodeath, che hai lasciato dopo anni di collaborazione musicale. A mio parere questi cambiamenti hanno significato una tua crescita come artista, da musicista di quello o di
quell'altro gruppo ti sei affermato più come te stesso, come John KillerBob. Puoi confermarmi questa mia opinione e dirmi qualcosa in più ?

Veramente penso di essere
 rimasto sempre un po' nell'ombra, a parte adesso con i Killers Lodge, non sono mai stato un "front man" o un'icona, né nei Necrodeath né tantomeno nei Cadaveria, non
era un ruolo che mi interessava e inoltre chi mi conosce sa che non sono adatto perché non ho peli sulla lingua e se devo mandare a cagare qualcuno lo faccio senza pensarci, il che, come dicevo prima, non è molto diplomatico e può creare problemi... a parte suonare il basso, ho sempre fatto il mio lavoro dietro le quinte
occupandomi di alcuni aspetti dell'organizzazione di una band che non sono immediatamente percepibili dal pubblico. Ora, nei Killers Lodge, invece sono al centro dell'attenzione e ho un microfono davanti... paurissima!


10- Oltre a questi fatti sono diversi anni che suoni, diversi gruppi in cui hai collaborato, tour in giro per
il mondo dall'Europa al Sud America, supporto a grossi nomi della scena musicale mondiale … La tua maturazione di artista è veramente ad un importante punto. Sono
curiosa di sapere cosa hai da dirci in proposito …

"Artista", così come "musicista", è una parola che va usata con cautela, ne ho conosciuto davvero pochi che posso
 definirsi tali, e io non sono uno di quelli: io suono metal. Tornando alla domanda, in tanti anni ho imparato un sacco di cose, e credo di essere in grado di occuparmi di tutti gli aspetti che riguardano un gruppo, oltre ad aver preso dimestichezza con le situazioni più disparate, dal concerto in birreria al grande palco internazionale, dallo studio di registrazione casalingo alla produzione estera professionale. Per quanto riguarda l'aspetto più strettamente musicale, devo prima imparare a cantare! Invece sono contento del fatto che credo di aver imparato a mettere in musica quello che mi passa per la testa, sembra banale ma a volte è difficilissimo!


11- Possiamo anche dire che con le tue molteplici collaborazioni musicali hai dovuto affrontare diversi tipi di musica, Black/Thrash con I Necrodeath,
Black metal (con qualche goccia di gothic ed alternative) con Cadaveria, metal estremo con I Raza De Odio … Solo per indicarne alcuni perchè sappiamo benissimo che
vanti ancora ben altro alle tue spalle. La mia domanda è, innanzitutto qual'è il tuo genere musicale preferito e come musicista quanto può arricchire una così vasta
esperienza.

Non parlerei di "vasta esperienza", siamo sempre all'interno della sfera del metal estremo... non è che sono passato dalla samba al black metal... inoltre
 io suono il basso sempre a modo mio, con il mio stile, sia nei Necrodeath che nei Cadaveria, così come nei Raza de Odio, nei DyNAbyte e nei Killers Lodge. Quello che cambia è la gente che suona con me! Se poi vogliamo entrare proprio nei dettagli tecnici, cambia anche il timbro dello strumento perché si deve adattare al contesto, ma alla fine la mano e la testa sono sempre le stesse! E comunque i miei gusti sono piuttosto semplici: praticamente ascolto solo i Motorhead (chi l'avrebbe mai detto?).

12 - Genova sembra una città capace di partorire musicisti, oltre ai gruppi già citati possiamo enunciare I Detestor, I Sacradis, I Loculo … Tu da musicista genovese come vedi tutto ciò ? Un'altra cosa secondo te l'underground ligure è adeguatamente supportato, dai locali e dai fans ?


Mi sono sempre chiesto come sia possibile, visto che la scena metal genovese è piuttosto scarna: pochissimi locali, i metallari attivi li conti sulle dita di una mano, le tournée internazionali da qui non passano... fatto sta che invece da questa incredibile città sono sempre usciti musicisti di alto livello, come quelli che hai citato prima, e che hanno avuto ottimi riscontri in Italia e qualcuno anche all'estero. Non saprei, forse dipende dall'indole dei genovesi, che non amano sentirsi confinati a Genova ma sono sempre propensi al viaggio e all'esplorazione, anche culturale. Quando ho messo su i Killers Lodge, non ho pensato neanche per un momento di dovermi confrontare
esclusivamente con la scena genovese o italiana, ma ho subito pensato a far girare la notizia nel mondo intero. Ecco, questo è un atteggiamento tipico dei genovesi che forse può spiegare il successo di molte delle "nostre" band.


13- E per concludere un saluto ai lettori di “Sorelle di sangue” ...


Un caloroso ringraziamento a voi per
l'ospitalità e ai vostri lettori per l'attenzione, seguiteci sul nostro sito www.killerslodge.com o se preferite su http://www.facebook.com/killerslodge e spero di

vedervi sotto al palco quando verremo a fare casino nella vostra città!

lunedì 10 marzo 2014

KILLERS LODGE - UNNECESSARY I










John Killer Bob - Bass/Vocals

Christo Machete - Drum

Olly Razorback - guitar

Release date: 7 Gennaio 2014

Autoprodotto













La Loggia Nera, il nano che parla al contrario, la sala rossa e così anche l'agente Cooper (come tutti gli uomini dell' allegra cittadina americana di Twin Peaks) si può fare una fantasia sessuale sulla bionda Laura Palmer. I due si baciano nell' atmosfera onirica di quel luogo sinistro.
Lasciando da parte Laura Palmer e chi l'ha assassinata, “Unnecessary I” è l'album di debutto di questa nascente band,  “John Killer Bob and the Black Lodge”, e successivamente abbreviato semplicemente in “Killers Lodge”. Questo nuovo progetto, appena sfornato dalle sale prove salmastre dell' undeground metal genovese, prevede però la presenza di “vecchie” (se non vecchissime) facce: la prima è chiaramente John Killer Bob (Bob ? Ma stiamo ancora parlando di Twin Peaks per caso ?) poliedrico musicista dal curriculum musicale ormai lungo e vissuto. Ex bassista dei Necrodeth (conosciuto semplicemente come John) e dei Dynabite, attuale dei Cadaveria (l'omonima band della imperscrutabile cantante degli Opera XI) e con esperienza negli ormai defunti Raza de Odio. Con lui a formare I Killers Lodge il batterista Christo Machete (anche lui ex membro dei Raza de Odio, attuale dei Dorothy's doll) e il chitarrista Olly Razorback (Denial, saltuariamente con Sadist, Trevor, Raza de Odio e Cadaveria).
I Killers Lodge sarebbero sorti come una fenice dalle ceneri dei già nominati Raza de Odio, sciolti ormai qualche anno fa, dopo un solo album e diversi anni di attività. Sinceramente una perdita che mi ha provocatoa abbastanza dispiacere( ho amato il loro unico disco, avrei sperato in un secondo) però del resto bisogna accettare il fatto che nella vita nulla è eterno.
Nonostante tutto questo però non ritroviamo nulla, musicalmente parlando, che ricordi gli oramai defunti  Raza de Odio: sonorità diverse, influenze diverse, come anche temi diversi. Solo per citarne una, della brutalità dei primi  nulla di nulla, come l'assenza più completa di tutta  l' iconografia sociale Sud Americana che li caratterizzava ( i Brujeria erano una delle bande di riferimento).


Tante parole per dire alla fine che I Killer Lodge espongono tutt'altra merce.
Anni '80, rock'n roll, heavy-metal, primo thrash metal, band come Overkill, Venom (senza paccotiglia satanica però) e Motorhead (Overnight sensations su tutti), suoni veloci e decisi, e presenza di grande forza nel cantato, non poi così rauco com'è stato descritto (Qualcuno vuole insinuare che John è un tabagista convinto come Lemmy ?).
Nonostante la grande influenza della storica band inglese, dell'aspetto grossier di Lemmy e compari dentro Unnecessary I non vi è nulla: il trio genovese infatti non si limita a riproporre gli anni '80 ed I generi già citati, ma li modernizza, togliendogli l'aspetto decadente e mantenendone inalterato il fascino. I Killer Lodge riescono a sprigionare proprio quell'atmosfera che fa nostalgia, che chi ha vissuto quel periodo (anche solo nell'infanzia) non riesce a dimenticare.




Per quel che riguarda la scaletta il disco irrompe subito con la granitica “Cosmos” (ispirata alla serie tv “battlestar galactica” di Glen A. Larson), dura e potente, che ricorda molto quel periodo dove l'heavy metal ed il rock'n roll non erano soltanto generi per musicisti di nicchia, ma un icona di costume. L' incalzante ritornello rimane impresso molto facilmente e suona pesante come un desiderio, un desiderio quasi di rabbia. Vitale ed estroversa “Cosmos” rappresenta veramente un buon pezzo iniziale epr questo disco.
La seconda canzone “Like a rock”, ancora più adrenalinica della prima, si può definire quasi “rocciosa”. Da un attacco più lento I suoni si fanno sempre più veloci. Qui I riferimenti motoreddiani sono I più forti, specialmente nelle chitarre.
Terzo pezzo “The Grudge” più empatico e più complesso dei primi due, riesce a trasmettere un certo coinvolgimento ed una certa passione. Con alcuni riff di chitarra melodiosi, la batteria meno violenta, e il cantato che smette d'impartire ordini ma sembra più parlarti, è forse una delle canzoni di questo disco che più accende la nostalgia per gli anni '80.
Il picco artistico viene raggiunto con “Inefficiency”, canzone che cambia completamente strada rispetto alle altre. La voce viene effettata, i suoni sono completamente diversi, meno duri e diretti, più onirici, rendendo il pezzo un incantatore. Rimanendo pur nella semplicità che caratterizza l'assetto musicale di tutto l'album, questa canzone è comunque quello che sviluppa più empatia con l'ascoltatore.
Seguono “New Life” già più simile ai primi tre pezzi. “Who we are” e “Ship of Fools”. “Bow and scrape”, altra canzone più particolare rispetto alle altre per concludere con “The Glory of the Pillory”, la più energica e coinvolgente.

L'ascolto del disco è stato molto interessante, ma voglio anche dire che secondo me I Killer Lodge sono un genere di band che darebbe risultati migliori on stage. Aggiungo inoltre che un luogo adatto al loro ascolto è lo stereo della macchina, si mi avete capito benissimo, la cara vecchia autoradio: sarà che a furia di parlare di anni '80 mi vengono in mente immagini On the road. Buon ascolto.

Del Buono Carola




http://www.killerslodge.com/web/





martedì 13 dicembre 2011

NECROMASS - Mysteria Mystica Zothyriana

Anno : 1994

Band : Necromass

Etichetta : Funeral Industries

Genere : Death/ Black metal


Formazione : (Mysteria Mystica Zothyriana)

Grand Inquisitor Commander (voce)
Recitant of the 19 Enochian Keys (chitarra)
Nachzerher Mara (chitarra)
Ain Soph Aour (basso)Black Wizard (batteria)


(His Eyes)
Carlo Bellotti (voce)
Marco Mazzoni (chitarra)
Leonardo Fabbri (basso)
Emiliano Mannei (chitarra)
Lorenzo Ciardulli (batteria)

(Bhoma)
Carlo Bellotti (voce)
Marco Mazzoni (chitarra)
Francesco Pecorini (chitarra)
Leonardo Fabbri (basso)
Stefano Bonini (batteria)



(Mysteria Mystica Zothyriana – Live at Tenax
Firenze, 1996)


Charles Blasphemy (voce)
Ain Soph Aour (basso)
John Cordoni (chitarra)
Nachzerher Mara (chitarra)
Black Wizard (batteria)



Mysteria Mystica Zothyriana” è il primo full lenght dei Necromass, ristampato dall'etichetta tedesca Funeral Industries nel 2011. In questa nuova edizione del disco possiamo trovare assieme alle otto tracce i due 7' P della band “His eyes” (1993) e “Bhoma” (1994). La ristampa si conclude con una versione live del terzo pezzo dell'album,  “Mysteria Mystica Zothyriana 666”, registrata durante un loro live al Tenax di Firenze nel 1996. A rimasterizzarlo assieme al posteriore "Abyss calls life" (da me già recensito)  ci ha pensato Vince Mustone,  tastierista e programmatore della band Limbo.
Questo lavoro è uscito per la prima volta nel 1994, più di quindici anni fa, ma a giudicare dai commenti entusiasti lasciati sul web dai fans, sembra proprio che “Mysteria Mystica Zothyriana” rappresenti per molti un album difficile da dimenticare. Qualcuno lo ha definito una pietra miliare dell'underground Black metal Italiano (se non mondiale) e si è più volte sottolineato la validità della riunione di questa band.
Penso di essere abbastanza d'accordo con questo tipo di opinioni : se il posteriore “Abyss calls life”  è capace di stimolare sensazioni molto profonde, questo lavoro antecedente al secondo full lenght risulta sonoricamente più completo, e forse anche più “true” e “cattivo”. Sin dal primo ascolto il contatto con l'atmosfera cupa e surreale che la sua musica riesce a trasmettere è molto forte, ci si sente così immersi in una sensazione tale di densità  che i suoni sembrano quasi invischiarsi addosso all'ascoltatore ; in quest'opera che si può definire Black metal melodico non mancano però sonorità più graffianti e ruvide, più vicine al Black metal tradizionale, realizzate utilizzando l' uso del blast beat, del doppio pedale e attraverso la voce in screaming, decisamente strozzata.
E' un disco che parla di esoterismo, per cui la scelta di ricreare un certo tipo di sensazioni non è causale, più precisamente i testi trattano di quelle branche legate all' Ordo Templi Orientis (O.T.O) di Aleister Crowley e alla Chiesa di Satana di Anton La Vey. In copertina troviamo raffigurato il quindicesimo arcano dei Tarocchi di Crowley, il diavolo ( disegnato come un immenso simbolo fallico dotato di occhi , naso e bocca), mentre Mysteria Mystica Zothyriana è invece il termine con cui si designa una filazione parallela all' O.T.O.
Il disco si apre con la traccia numero uno “Night, Madness, Knowledge, Evil 11”, un pezzo complesso ed inquietante, quasi una danza sabbatica, dove su un ritmo incalzante che ricorda quasi  un amplesso sessuale vengono riprodotti una serie di suoni, tra cui versi di animali, sovrapposti l'uno sopra l'altro. La traccia numero due “Necrobarathrum” parte subito dopo decisa e minacciosa, grazie all'intenso uso del blast e la voce stridente del singer Grand Inquisitor Commender ( lo stesso Charles Blasphemy, alias Carlo Bellotti, di “Abyss calls life”), il pezzo poi si dissolve in un clima più lento; ma se con il rallentamento della canzone viene così a sciogliersi l'aggressività iniziale, non sembra però venire a meno il senso di angoscia che incombe. Segue “Mysteria Mystica Zothyriana 666” pezzo decisamente cattivo e veloce, in pieno stile Black, che a tratti diventa improvvisamente lento  per poi ritornare sull'onda dura e terminare con le melodie cullanti delle chitarre.   “Exterior Circle” presenta invece un'atmosfera surreale, simile ad uno stato mentale ridotto all' inconscienza tramite l'uso di narcotici, dove si sente un verso quasi bestiale che ruggisce dal profondo. “Sodomatic orgy of hate” e “Sadomasochist Tallow doll” sono invece canzoni che trattano il tema della perversione, legata però alla magia sexualis di Crowley.
La mia traccia preferita però è sicuramente la numero sei “Black Mass Intuition” dove l'uso del Blast e del doppio pedale accompagnato dalla voce strozzata  producono una corsa senza sosta del suono, che si conclude con l'arrivo della chitarra melodica, capace di produrre in questo punto un effetto quasi evanescente. E'  impressionante sentire come la voce dell'aggressivo cantante abbandoni piano piano i  toni duri incantato da così tanta bellezza. Le tracce di “Mysteria Mystica Zothyriana” si concludono con il pezzo “ Into an image of left ”, dove una serie di suoni delicati, quasi nostalgici,  chiudono in bellezza tutta la mostruosità dell'opera.
Per quel che riguarda le tre tracce del 7' P “His eyes” (“His eyes”, Intro – Exterior circle”, “Sodomatic orgy of hate”) siamo di fronte a dei lavori decisamente acerbi e meno rifiniti rispetto alle tracce del disco, qui l'influenza death metal è molto forte, grazie anche alla voce cavernosa e quasi growl, e al suono che si trascina creando quel senso di oppressione tipico del genere. Anche qui non mancano i momenti melodici di chitarra, molto rilassanti, ma che non hanno assolutamente il medesimo fascino di quelli suonati nelle canzoni di "Mysteria Mystica Zothyriana". Le stesse cose si possono dire anche di “Bhoma” dove però l' influenza Death metal è molto meno marcata, e si può così parlare di sonorità prettamente Black metal.
Un lavoro molto interessante e complesso, che ti fa suo sin dal primo ascolto . 

(Del Buono Carola) 

domenica 4 dicembre 2011

NECROMASS - Abyss calls life



Anno : 1996

Band : Necromass

Etichetta :  Funeral industries (2011)


Genere : Death/Black metal




Formazione : Charles Blasphemy (voce)


                      Black wizard (drums)


                      Ain Soph Aour (basso)


                      John Cordoni  (chitarra)


                      Nachzerher Mara (chitarra)


Fa abbastanza effetto pensare che due  eccellenti dischi Black metal come “Mysteria Mystica Zothyriana” e “Abyss calls life” siano stati partoriti nel nostro paese,  più precisamente nella mia città, Firenze.
La sorpresa è forse  data dal fatto che l'accostamento Black Metal e Scandinavia viene spontaneo, se non matematico ; evidentemente siamo di fronte  all'ennesimo errore dettato dall' esterofilia che purtroppo spesso ci contraddistingue. Questi due album sono usciti entrambi a metà degli anni '90, lo stesso periodo in cui a Oslo esisteva l' Helvete e personaggi come Oystein “Euronymous” Aarseth e Kristian Vikerness (Burzum) dominavano la scena. Segno evidente che anche il nostro amato paese offriva all'epoca spunti interessanti per questa musica intrisa di oscurità.
Sembra infatti che I nostri Necromass  siano veramente riusciti a ricreare  la sensazione di inquietudine ed il fascino morboso che ci spinge verso l' ignoto , elemento tipico di questo genere che io amo definire “contemplativo”.
Non esagero a dire che ad ascoltare questi due dischi i brividi sono assicurati, sicuramente perché l'aspetto emotivo, quella componente che scaturisce dalle note, che ti ipnotizza e fa della musica l'arte che è, sembra essere uno degli ingredienti basilari di questo lavoro.
I Necromass si sono riformati nel Marzo del 2011, dopo lo scioglimento avvenuto nel 1998. La band è nata nel lontano 1992 e si avvale di due full lenght, un demo, un EP e due '7. La formazione con cui si sono presentati è la medesima degli anni passati, l'unica novità è rappresentata dall'entrata del batterista Charun, arrivato in sostituzione di Black Wizard (Stefano Bonini, attivo ora nei Domine).
Per la ristampa dei loro due lavori ci ha pensato l'etichetta tedesca Funeral Industries : questo “Abyss calls life” è il loro secondo album, datato 1996.
Meno grezzo, meno graffiante e meno denso del precedente “Mysteria Mystica Zothyriana” questo secondo lavoro del combo fiorentino ottiene ugualmente il medesimo risultato : una pesante inquietudine mista a tormento. Questa volta però per ottenere tutto questo sono stati utilizzati “strumenti” diversi : una mescolanza tra suoni puramente death/black, influenze doom, una voce in screaming ruggente e parti melodiche e pulite, con sprazzi di voce femminile.
Notevole l'immagine dell'abisso che chiama, o per meglio dire rapisce e risucchia. Che ci sia un serpente che striscia e urla, nel buio di uno spazio che sprofonda sempre più in basso e si restringe (immagine quasi claustrofobica), è un'idea che fa sicuramente paura, ma allo stesso tempo è un grosso stimolo per la nostra malata curiosità.
Le otto tracce del disco si susseguono una dietro l'altra come
un richiamo struggente verso un mondo lontano. Si tratta in tutti i casi di pezzi lunghi, mai uguali, con un estrema varietà di suoni, spesso ci sono così tanti passaggi che si ha l'impressione di essere arrivati alla canzone successiva, ma in realtà non è affatto così. La numero uno è “(An animal) Forver”, veloce e trascinante, dove la voce del singer, che sembra quasi quella di un fantasma, si fonde con la melodia straniante della canzone. La creatività e l'assenza di schemi che si ripetono sembrano ciò che contraddistingue questo disco, decisamente affascinante è anche la seconda canzone “Vibrations of burning splendour” dove una serie d'incantevoli lamenti femminili schiariscono per un momento l'oscurità che caratterizza i suoni tetri del pezzo. Seguono “into the warth of darkness”, “Bloodstorm collide” e “Unpure”,  decisamente trascinante, fatta di riff veloci che catturano quasi in un vortice, sino alle parti più melodiche che sanno quasi di malinconia.
Il gioiello del disco è rappresentato però dalla sua penultima traccia “A serpent is screaming in the abyss”, pezzo molto profondo che si avvale di un attacco rilassante ed ipnotico (qualcosa di geniale, non sembra quasi una creazione umana), che dondola l'ascoltatore prima che il singer cominci a gridare e la musica ad andare sempre più veloce, come un vortice. Veramente un risultato di estrema bellezza, dalla prima all'ultima nota.
Il disco si conclude con “Before to obsess", pezzo che inizia lento ma che prende poi piede, qui la voce di Charles Blasphemy si fa  strozzata e continua  mentre la musica avanza. Assenti le melodie sognanti dei pezzi precedenti, compaiono solo  alla fine del pezzo , dove una sottospecie di ninna nanna eseguita dalle chitarre chiude l'album come un soffio. Decisamente meno attraente di "a serpent is screaming in the abyss",   in alcuni momenti sembra però quasi incantare. Presenti alla fine anche due bonus tracks, due versioni diverse di " Vibrations of Burning Splendour" e "Bloodstorm collide".
Concluso l'ascolto  non si può che sperare che il prossimo disco dei Necromass, su cui sembra che si siano già messi al lavoro, non sia da meno di tutto questo.

(Del Buono Carola)